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Origami

1 Feb

Treniaerei ci dividono. Tu chissà dove sei. E io sono qui. Qui dove? Sono qui a scriverti, non mi vedi? Sono quello che sta digitando la frase “sono quello che sta digitando la frase”. Ora però sono passato a scrivere altro.
Ci incontriamo per fugaci appuntamenti in stanze di hotel fatte di pagine.
Arriviamo separati, da direzioni casuali. Alla reception ormai ti conoscono, ti fanno un cenno come a dire “ti aspettavamo”. L’ascensore ti eleva verso l’iperuranio. Solito numero di stanza – sai quale, è inutile che te lo ricordi. Apri la porta, la carta da parati è sempre diversa, sempre una piacevole sorpresa. Dentro ci sono io, sto guardando fuori dalla finestra; mi volto e ti sorrido.
Rieccoci finalmente qui nel nostro nido sicuro: ci raccogliamo in racconti, ci avvolgiamo con avverbi, ci aggreghiamo con aggettivi… così viviamo i nostri appuntamenti di appunti.
Desideri realizzati a origami.
Sfiniti, ci guardiamo negli occhi, occhi diventati rossi a scolpire poesia che possa viaggiare nel tempo: quando nascono queste parole? Nascono quando le scrivo, quando le leggi, quando le rileggeremo, quando le rileggeranno… Sculture sommerse dalla terra che tornano a respirare, tra erba e pietra; esistono sempre e non smetteranno mai di esistere.
Treniaerei tornano a dividerci. E io sono sempre qui, nella nostra stanza di hotel a scriverti che sono sempre qui, nella nostra stanza di hotel ad aspettarti per far nascere insieme nuova eternità.

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quando squilla il telefono

1 Mag

Quando squilla il telefono e disturba.
Quando squilla il telefono ed è il lavoro.
Quando squilla il telefono ed è uno sconosciuto che vuole rifilarti un prodotto.
Quando squilla il telefono ed è un’emergenza.
Quando squilla il telefono ed è papà.
Quando squilla il telefono ed è un caro amico.
Quando squilla il telefono ed è proprio la persona che speravi.
Fissi il nome sullo schermo e pensi sia un sogno.
Il tempismo è troppo perfetto per essere vero.
Perché proprio ora?
La colonna sonora diventa di tensione e dolcezza allo stesso tempo.
Immagini il viso dall’altra parte, immagini tutte le cose che vorresti dire.
Come mai chiama? Cose brutte? Cose belle?
E se avesse solo sbagliato numero?
E intanto smette di suonare.
Quando non squilla il telefono.

Un treno perso?

Quando suona la sveglia e quella persona è lì.

aspettarti

1 Apr

La vita è ciò che accade fra un’attesa e l’altra.
Puoi anche passare un’intera vita ad aspettare.
Aspetti che finisca la lezione, aspetti che ti preparino da mangiare, aspetti che qualcuno ti chiami…
Ma ne sarai poi felice?
E dall’altra parte c’è l’accontentarsi o il prendersi le cose?
Cosa dovresti fare ora? Perché stai leggendo queste mie parole? Cosa potresti fare invece?
Perché stai leggendo, invece che scrivere?
Perché io sto scrivendo a te, ma tu non stai scrivendo a me?
Ma soprattutto, ho altre domande?
Non leggere e non scrivere per un poco: ascoltati.
Hai VERAMENTE voglia e bisogno di leggere o di scrivere? Forse hai voglia di prendere un gelato sotto un albero.
E con chi?
Ascoltati, e ammetti che hai voglia e bisogno di quella esatta cosa. E percorri quella strada lì.
Andrà tutto bene.

Quante volte ti ho aspettata
perché tardavi a una cena.
O a un appuntamento
che avevi dato tu.
Quante volte ti ho scritto per un’urgenza
e ho aspettato che tu avessi del tempo
tra le tue mille cose.
Ho aspettato che tu capissi ciò che volevo dirti
ho aspettato che tu mi dicessi ciò che dovevo capire.
Ho aspettato le tue partenze,
ho aspettato i tuoi ritorni.
Mi hai cacciato,
mi hai ripreso.
Mi hai cacciato,
mi hai ripreso.
Mi hai cacciato.
Continuo ad aspettarti.
Treno al binario.

treni

26 Apr

Sono in ritardo – come al solito.

Corro tra un marciapiede e l’altro, con il sudore sulla fronte che si mescola alle gocce di pioggia.
La banchina accanto al tuo treno è ormai vuota. Ti cerco nelle figure che riempiono la stazione.
Non ti trovo.
Esco sull’altro lato della stazione.
Su un muretto delle gambe attendono in un modo che mi è familiare.
Siedi triste e non ti importa niente della pioggia: temevi non venissi.
Ti accorgi dei miei occhi.
Mi guardi, non ti muovi.
Ti guardo, continuo a camminare verso di te.
Seguo il filo che ci unisce fino a raggiungere il muretto. Mi siedo accanto a te.
Stiamo in silenzio.
Hai le dita aggrovigliate nei capelli bagnati.
Quelle dita che occupano ogni mio pensiero…
Non succede niente. Qui. Mentre lì la città continua a correre, la pioggia continua a scendere, i treni continuano a partire e i minuti a passare.
Faccio un profondo respiro, e il tuo profumo mi inonda le narici. (non lo ricordavo così dolce)
Ti abbraccio.
La pioggia mi aiuta a nascondere le lacrime.
Non so quanto tempo sia passato così.
Le uniche parole che ci scambiamo sono tue: “Parte il treno”.
Non vuoi che ti ci accompagni.
Ma lo faccio lo stesso.
Sali, e io resto a guardarti dal finestrino.
Ti guardo, non mi muovo.
Mi guardi, lacrime. Scendono dai tuoi occhi fino alle tue labbra, che mi chiamano.
Il capotreno fischia.
Ti lascio al finestrino e corro; mi infilo mentre le porte si stanno chiudendo. Il treno parte.
Ed eccomi dal tuo stesso lato del vetro.
Sul sedile accanto al tuo c’è una signora; mi ci siedo in braccio e questa volta ti parlo io: “ciao”. E ti bacio.
Ora le lacrime scendono dai tuoi occhi alle mie labbra.
Sono salate.
Ma dolce è il tuo profumo.

Non mi piace perdere treni.