Trovi una busta sul tuo tavolo.
È chiusa con della ceralacca, e c’è scritto il tuo nome sopra, dello stesso colore del sigillo.
La apri. Tick.
Dentro c’è un foglio scritto a mano.
Dice così:
Trovi una busta sul tuo tavolo.
È chiusa con della ceralacca, e c’è scritto il tuo nome sopra, dello stesso colore del sigillo.
Chi te l’ha mandata? Hai qualche sospetto. Ti guardi sorridere allo specchio.
La apri. Tick.
Dentro c’è un foglio di carta che profuma di carta.
Inchiostro azzurro, danza di pennino, onde di parole in bella calligrafia, per navigare verso isole tranquille.
Metti della musica, o lasci suonare la stanza?
Siediti per leggere questa lettera.
Dice così:
Trovi una busta sul tuo tavolo.
È chiusa con della ceralacca, e c’è scritto il tuo nome sopra, dello stesso colore del sigillo.
Com’è finita qui? Chi è entrato nella stanza? Non vive nessun altro qui.
Un brivido di freddo. La finestra è aperta.
Sbirci fuori; non c’è nessuno.
Le uniche informazioni che puoi ricavare sono contenute in quella busta.
La apri piano.
Un foglio stropicciato. È scritto a mano. Inchiostro nero.
Dice così:
Trovi una busta sul tuo tavolo.
È chiusa con della ceralacca, e c’è scritto il tuo nome sopra, dello stesso colore del sigillo.
La apri.
Dentro c’è una busta più piccola col tuo nome scritto sopra.
La apri.
Dentro c’è una bustina più piccola ancora col tuo nome scritto sopra.
La apri.
Dentro c’è una piccolissima bustina col tuo nome scritto a minuscole letterine.
La apri.
C’è un biglietto.
Dice così:
Trovi una busta sul tuo tavolo.
È chiusa con della ceralacca, e c’è scritto il tuo nome sopra, dello stesso colore del sigillo.
Non la apri subito, la tieni per un momento speciale, per leggerci ciò che vorrai tu.
Trovi una busta sul tuo tavolo
1 Febfuori dalla tua finestra
1 AprAll’inizio era anche una situazione curiosa: vivere di più la tua casa, i tuoi tempi, lavoravi anche meglio, gli aperitivi in videochiamata, le serie tv con del buon vino, mangiare come si deve, hai telefonato anche a degli amici lontani che l’ultima volta era anni fa:
“Per fortuna noi tutto bene”.
Ora senti le spalle appesantite dalla polvere.
Ti svegli, apri le finestre e non c’è più sorriso: un caffè e un altro caffè.
E speriamo.
E gli stimoli?
La lentezza…
Ti ho preparato una sorpresa: sto proiettando un film per te. Lo sto proiettando proprio davanti alla tua finestra:
c’è una coreografia di persiane nel palazzo di fronte, un gatto muove la coda a tempo su un davanzale, ora c’è un signore che va a fare la spesa sperando di non impiegarci tutto il giorno, un bambino fa le bolle di sapone sul balcone, ecco uno stormo di piccioni che si è messo a fare disegni nel cielo, adesso una signora stende il bucato soddisfatta del profumo, un’altra annaffia dei fiori che hanno timidamente desiderato sbocciare, è il momento di due tortore su una vecchia antenna, eletta luogo ideale per tubare insieme, innamorate…
Osservalo, gustalo, non è mai fermo, è un film profondo, commovente nella sua leggerezza e pieno di cambiamenti. Lasciati ispirare.
Spero ti piaccia il film.
e poi boh, ti sorrido
1 SetTi sorrido.
Ti scrivo.
Cercherò di scriverti poche parole.
Guardati attorno.
Lo stai facendo? Se lo stai facendo però non riesci a leggere la mia domanda… Quindi ok, non rispondere, guardati attorno.
Stai in silenzio. Ascolta ciò che vedi. Respira.
Suona bene tutto insieme, vero?
Guarda l’aria.
Guarda i colori.
Sono belli, vero?
Ecco, tu mi sai fare respirare i colori.
Bello provare belle cose nei tuoi confronti.
Mi spiace non poterci lasciare sorprendere ogni giorno da queste belle cose che provo nei tuoi confronti.
Mi spiace proprio non poter scrivere insieme tutte quelle fantasie. Stroncate prima della partenza.
Sorrido pensandoti. Ancora.
Potrei rimpiangerti ancora di più.
Ma nella mia fantasia stiamo facendo tante cose, in universi che inventiamo noi.
Sono felice che tu sia felice anche nella realtà.
io sono più bravo a rendere felici nella fantasia.
E poi boh, ti sorrido.
un lento pomeriggio di sole
1 DicNel pomeriggio il sole illumina di una soffice luce invernale.
Ultimamente stai lavorando tanto, sei sempre in giro e di corsa.
Finalmente abbiamo il pomeriggio libero, ma dobbiamo occuparci di tutte quelle cose arretrate extra-lavoro. Sono noiose, ci costringono a stare in silenzio ognuno sul proprio computer, ma siamo insieme nella stessa stanza.
Ogni tanto posso staccare gli occhi dalle parole che scrivo e guardarti.
Mi piace la punta del tuo naso illuminata dallo schermo.
Mi piacciono i tuoi occhi che scorrono e mantengono segreti i tuoi pensieri.
Mi alzo.
Esco dalla stanza.
Pensi che sia perché offeso dal fatto che anche oggi mi stai prestando poca attenzione e ti dispiace. Ma cerchi di non pensarci e di restare focalizzata su ciò che devi fare.
Ma non ci riesci, perché i tuoi pensieri tornano sempre a me, e vorresti potessimo passare più tempo a raccontarci cose.
Poco dopo torno da te. Ho due tazze di tè caldo in mano.
Ti porgo la tua con un sorriso.
Ti do un bacio sulla fronte. E torno a sedermi al mio computer.
Fissi per un poco il tuo schermo, con la tazza in mano. Poi distogli lo sguardo, e lo posi su di me. Ti alzi e vieni a sederti qui:
“Mi racconti una storia?”
Nel pomeriggio il sole illumina di una soffice luce invernale.
ti farò innamorare
1 SetTutto ciò che guardi è importante per me.
La forma dei tuoi occhi accarezza la realtà in maniera consolante e saggia.
A quella forma vorrei mostrare le stelle più lontane.
Non è una sfida. E nemmeno un desiderio. È proprio una necessità.
Cosa c’è di più bello?
Ho bisogno di vedere il tuo viso sorprendersi e nutrirsi di cose belle.
Puoi arrivare ovunque, ma io posso portarti ancora oltre.
Ci sono posti segreti che solo io conosco, e cieli dove solo la mia fantasia può condurti.
Ti prenderò per mano e ti accompagnerò su un aereo che non ti aspettavi, ma che ci sta aspettando.
E durante il volo non dovrai nemmeno scegliere tra “dolce o salato”: potrai avere entrambi.
Ti stupirò ogni volta che tornerai a casa, con dei regali inventati per te.
Disegnerò acquerelli sul tuo corpo.
Inventerò ricette e giochi per te. E vivremo le ricette come giochi, e viceversa.
Tutto ciò che faremo insieme sarà seriamente un gioco.
Ci insegneremo a vicenda a modellare le nuvole.
Oh, che poi possiamo pure fare delle cose più semplici, come bere un bicchiere d’acqua insieme… Però sarebbe un’acqua buonissima.
quella macchina lì…
1 MarNon ho mai guardato le macchine. Non mi sono mai interessate, nemmeno all’asilo, quando tutti giocavano con le macchinine.
Per me la macchina è solo un mezzo che mi aiuta ad andare più velocemente da qua a là.
E sulle macchinine lo trovavo difficile.
Ma ora la tua macchina la riconoscerei ovunque.
E infatti la trovo davvero ovunque! (ma quanti modelli hanno venduto?)
Ogni volta che la vedo mi avvicino e cerco di scorgere i tuoi capelli appoggiati al sedile… Ma alla fine trovo quasi sempre ragazzi impegnati a scaccolarsi, o a telefonare, o a scaccolarsi col telefono…
Ci sono sempre due fasi quando vedo quella macchina lì: entusiasmo per la speranza, in cui il cuore comincia a battere forte, e poi delusione per il dispiacere di non trovare te che mi sorridi, in cui pure la radio passa canzoni tristi.
Un po’ come col Kinder Sorpresa, quando non trovavo il pupazzetto da collezione…
Poi sai che bello sarebbe ora che è notte… Sono qui che giro in macchina, al calduccio, mentre fuori fa freddo; i lampioni e i fari delle auto decorano il blu e il grigio regalando degli interessanti videoclip.
Mi fermo al semaforo.
Poco dopo, accanto a me si ferma quell’ennesima macchina lì, come la tua. Il finestrino che dà sul mio lato è appannato. Eppure alla guida c’è una sagoma di capelli che potrebbe corrispondere… La musica è alta e passa attraverso i vetri chiusi… Anche quello potrebbe corrispondere.
Scatta il verde e la macchina svolta. Mi guardo attorno: non c’è nessuno… ok, la seguo!
Anche da dietro, i capelli appoggiati al sedile sembrano proprio i tuoi…
Altro semaforo rosso.
Cerco di guardare nello specchietto retrovisore… Quegli occhi! Sei davvero finalmente tu?! A un certo punto incrociano il mio sguardo!
Verde e parti.
Preso alla sprovvista metto la prima e parto anch’io.
Cosa dovrei fare? Faccio i fari? Suono il clacson? Escluderei il tamponarti per mandarti fuori strada…
Mentre ti seguo e penso a tutte queste possibilità, tu metti una freccia a destra. Non c’è nessuna strada: accosti. Non so che altro fare, così accosto dietro di te.
Siamo fermi accanto alla strada, uno dietro l’altra, chiusi in due macchine diverse.
Cosa devo fare?
Suono il clacson?
Mi faccio coraggio e scendo. Cammino fino al tuo finestrino. Sei proprio tu.
Mi sorridi.
Apri la portiera e scendi dalla macchina.
Sei di fronte a me.
Sbatti lentamente le palpebre.
Mi abbracci. Mi accarezzi la testa e mi sussurri all’orecchio: “ciao”.
Non so cosa fare.
Suono il clacson.
Perché ho suonato il clacson?
Ancora.
Ma come ho fatto?
L’ennesimo suono del clacson mi sveglia.
Sono ancora al semaforo. È scattato il verde e le macchine dietro di me vorrebbero partire.
Metto la prima e mi avvio lungo la strada che mi fa incontrare diverse macchine come quella macchina lì…
Prima o poi dentro ci sarai davvero tu.
canzoni
16 MagLa notte mette sempre alla prova.
Ne abbiamo già parlato, sai quanto la malinconia mi schiacci una volta sceso il buio.
E hai detto di capirmi, che anche per te è lo stesso.
Per questo, oggi che hai finito tardi di lavorare, quando finalmente esci, mi trovi lì ad aspettarti.
Sei felice, mi abbracci e mi sorridi, ma è un sorriso stanco: è stata una giornata lunga e pesante.
Ti scusi, ma non ce n’è bisogno: non mi aspettavo certo dei salti di gioia, capisco la stanchezza. Volevo solo portarti questo cestino. E te lo consegno: un piccolo cestino da pic-nic.
Siamo in due macchine separate, ma almeno non fai la strada del ritorno totalmente sola.
Mi guardi nello specchietto e sorridi: ho sempre attenzioni per te… Ti domandi se tu riesca a farmi sentire altrettanto importante. Ogni volta invento qualcosa di nuovo… anche oggi, questo cestino… Ah già, per la stanchezza non lo hai nemmeno aperto: ci sono piccole cosucce da mangiare, e un cd.
Lo metti nella radio.
Inizia l’intro di una delle tue canzoni preferite. Arriva la parte cantata, ma è un po’ diversa… oltre alla voce del cantante ce n’è un’altra: la mia.
(Canto come mio solito: male.)
Ti metti a cantare anche tu.
Ed eccoci a rientrare a casa, nella notte, come se fossimo nella stessa macchina: cantando insieme.
Metti le quattro frecce, e accosti.
Preoccupato mi fermo dietro di te. Scendo e vengo al tuo finestrino. Lo abbassi e mi permetti di sentirci cantare.
Il tuo sorriso non è più stanco.
“Grazie”.