Treniaerei ci dividono. Tu chissà dove sei. E io sono qui. Qui dove? Sono qui a scriverti, non mi vedi? Sono quello che sta digitando la frase “sono quello che sta digitando la frase”. Ora però sono passato a scrivere altro.
Ci incontriamo per fugaci appuntamenti in stanze di hotel fatte di pagine.
Arriviamo separati, da direzioni casuali. Alla reception ormai ti conoscono, ti fanno un cenno come a dire “ti aspettavamo”. L’ascensore ti eleva verso l’iperuranio. Solito numero di stanza – sai quale, è inutile che te lo ricordi. Apri la porta, la carta da parati è sempre diversa, sempre una piacevole sorpresa. Dentro ci sono io, sto guardando fuori dalla finestra; mi volto e ti sorrido.
Rieccoci finalmente qui nel nostro nido sicuro: ci raccogliamo in racconti, ci avvolgiamo con avverbi, ci aggreghiamo con aggettivi… così viviamo i nostri appuntamenti di appunti.
Desideri realizzati a origami.
Sfiniti, ci guardiamo negli occhi, occhi diventati rossi a scolpire poesia che possa viaggiare nel tempo: quando nascono queste parole? Nascono quando le scrivo, quando le leggi, quando le rileggeremo, quando le rileggeranno… Sculture sommerse dalla terra che tornano a respirare, tra erba e pietra; esistono sempre e non smetteranno mai di esistere.
Treniaerei tornano a dividerci. E io sono sempre qui, nella nostra stanza di hotel a scriverti che sono sempre qui, nella nostra stanza di hotel ad aspettarti per far nascere insieme nuova eternità.
Origami
1 FebDimenticare tutto, reinventare tutto
1 GiuDimenticare tutto. Reinventare tutto.
Oggi non abbiamo nessun dovere. Non abbiamo scadenze, non abbiamo smartphone, non abbiamo social. Abbiamo soltanto alberi, muschio, foglie, erba. Una vita nei boschi.
Ritiriamoci lì, prendiamo un pezzo di legno e scolpiamo un animale.
Ecco, così.
Certo, è venuto un po’ strano… Non è proprio uno scoiattolo: sembra avere le corna… eppure non sembra nemmeno un cervo… Dai, non ti abbattere, non è vero che non lo sai fare: hai chiaramente creato un cerviattolo!
Come, non lo conosci?
Il cerviattolo è un piccolo mammifero del Nord Europa, molto difficile da avvistare. Non tanto per la sua velocità, quanto perché, quando capita di incontrarlo, lui indica un punto lontano facendo il suo tipico verso: “Ehi, guarda là!”, e poi scappa via inosservato.
Il suo manto è solitamente marrone, perché gli si intona ai calzini blu.
È dotato di una grande coda, che gli torna utile per equilibrarsi nei salti tra un ramo e l’altro, ma scomoda quando vuole provare un perizoma; si presenta folta e piena di pelo morbido, tranne quando riesce a fissare un appuntamento dall’estetista.
È dotato di piccole corna, che diventano sempre più grandi e ramificate con il passare dell’età, per distogliere l’attenzione dagli addominali che non sono più quelli di un tempo…
Si nutre principalmente di bacche, ghiande e mezze maniche all’amatriciana.
La sua tana è scavata alla base degli alberi, ma al momento sta da un amico.
Sa suonare benissimo il sitar, però nei boschi del Nord Europa non se ne trovano molti, quindi non lo ha mai dimostrato. E poi il suo amico non vuole troppo rumore in casa.
La stagione degli amori è vissuta con sofferenza dal maschio di cerviattolo, che corteggia la femmina per settimane, con danze, serenate, sonetti e portandola a cena in centro – che in piazza c’è un ristorantino aperto da poco dove suo cugino ha detto di essersi trovato bene; ma a fine serata, quando la riaccompagna sotto casa, la femmina lo guarda negli occhi ed esclama: “Ehi, guarda là!”. E così, pure per questa stagione, il maschio di cerviattolo dovrà dimenticare tutto e reinventare tutto.
È un’occasione: daje, cerviattolo!