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narici

1 Dic

*
e
tu
sei
sempre
più vicina.
Passeggi piano
sotto questo cielo grigio.
Lucine, brina, pensieri e vapore.
Riempi i polmoni con un sorriso e socchiudi gli occhi.
Goditi le carezze di una mano leggera sulla fronte e sulle guance.
Il bordo delle narici si fa più freddo quando entra l’aria.
Mi piace quando ci regaliamo storie.
Dentro di noi c’è caldo.
Ti stringo a me
e voglio darti
un piccolo
ba
ci
o
*

 

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l’età dei cassetti

1 Ott

Lascia perdere le corse e le chat, molla tutto e vieni qui.
Appoggia i talloni sulla coperta, lascia riposare i denti e ascolta il pianoforte.
Vorrei raccontarti una storia che parla dell’età dei cassetti.
I ricordi, una vita che scorre: il colore delle fotografie e quello delle pagine dei libri.
Le espressioni delle case.
Lettere in cui viaggiare con la penna sulla carta.
Tutte quelle robe lì.
Ce ne ricorderemo sempre dopo. La musica del tempo.
Pennellate di un campo di grano. Giallo estate o giallo autunno?
Vorrei scriverti tante parole, ma continuo a cancellarle, perché ne basta una: respira.
Correre per scelta, non per i capelli bianchi.
Tutti tornano, ma tu non fuggire. Riempiamo i cassetti con una favola da raccontare.
Facciamolo insieme:

 

lo scoglio e il mare

1 Apr

Dovremmo trovare un piccolo borgo dove ritirarci ogni tanto. Dove siamo solo tu e io, e poche persone che sanno quanto la vita sia semplice, e quanto siano importanti i silenzi e i sorrisi.
Piccole case arroccate sugli scogli, per scampare al mare.
Pescatori, pittori e poeti. Frutta e verdura.
Scalette arrugginite.
Una piccola stanza, con una piccola finestra, che dà sul mare immenso. E il cielo.
Seguire il sole per dormire, tranne qualche eccezione, perché le stelle vanno vissute.
E respirare.
Il mare che si schianta sugli scogli.
Gli scogli che frenano il mare.
L’acqua si lancia impetuosa sullo scoglio, lo colpisce per smuoverlo dalla sua immobilità, per insegnargli la libertà.
Col tempo, la roccia cambia forma, perde i suoi spigoli.
Allo stesso tempo, contiene il mare e gli dà una figura, perché non avere limiti è insostenibile.
L’acqua accarezza lo scoglio.
È uno scambio.

i balconi sotto i cieli d’estate

1 Ago

Sei su un balcone. I balconi sono delle mani che ti sollevano verso il cielo, proteggendoti da tutto il resto. Ci stai in mutande, e i balconi mantengono i tuoi segreti.
D’estate i segreti sono di più. Ci si mostra maggiormente, ma i segreti sono di più.
Le stelle sono grandi, sono pallini bianchi. Respiri profondamente.
Pensi che vorresti fare tante cose, ma non vuoi fare niente; vuoi solo dialogare con le stelle, vuoi che capiscano i tuoi occhi.
Pensi a un amore al di là del mare, che nemmeno conosci, e alla musica che vi separa.
La notte è fatta di trombe che suonano piano.
Il mare è… il mare. Com’è profondo il mare…
Ti accorgi che non stai pensando, stai ascoltando. Stai ascoltando quelle immagini nella tua testa, di storie che non hai mai nemmeno vissuto. Non sono nemmeno dei film… cosa ci fanno lì, da dove sono arrivate? Ma le ascolti.
A volte la malinconia è un sentimento che merita di essere goduto da un sorriso solo.
Ti regali quel sorriso, perché non c’è solitudine: sei in compagnia delle stelle – e hanno dei segreti che vogliono rivelare proprio a te.
Com’è profondo il mare…

e poi boh, ti sorrido

1 Set

Ti sorrido.
Ti scrivo.
Cercherò di scriverti poche parole.
Guardati attorno.
Lo stai facendo? Se lo stai facendo però non riesci a leggere la mia domanda… Quindi ok, non rispondere, guardati attorno.
Stai in silenzio. Ascolta ciò che vedi. Respira.
Suona bene tutto insieme, vero?
Guarda l’aria.
Guarda i colori.
Sono belli, vero?
Ecco, tu mi sai fare respirare i colori.
Bello provare belle cose nei tuoi confronti.
Mi spiace non poterci lasciare sorprendere ogni giorno da queste belle cose che provo nei tuoi confronti.
Mi spiace proprio non poter scrivere insieme tutte quelle fantasie. Stroncate prima della partenza.
Sorrido pensandoti. Ancora.
Potrei rimpiangerti ancora di più.
Ma nella mia fantasia stiamo facendo tante cose, in universi che inventiamo noi.
Sono felice che tu sia felice anche nella realtà.
io sono più bravo a rendere felici nella fantasia.
E poi boh, ti sorrido.

gabbiani

20 Giu

Perché dobbiamo sempre correre da qualche parte? Perché deve sempre succedere qualcosa?
Oggi non succede niente.
Siamo fermi, tranquilli, persino sdraiati. Non su dell’erba.
Siamo su del verde, sì, ma non erba. Tipo erba sintetica piuttosto. L’hanno stesa qui, lungo il fiume perché arrivano le serate calde, così il fiume si ravviva con bancarelle e gente che non ha voglia di stare in casa.
Lampadine appese.
È faticoso camminare in mezzo alla gente, devi schivare, domandarti che traiettoria prenderà il tizio che sta puntando dritto verso di te, domandarti per quale motivo sei sempre tu a ruotare le spalle per non far male agli altri, mentre gli altri sembrano pronti a sfondarti lo sterno… Invece finalmente, le grandi moquettone verdi. Ai lati di questo fiume di gente lungo il fiume.
Sdraiati lì.
Vuoi qualcosa da bere?
No, manco quello. Solo sdraiati.
Le persone continuano a camminare dividendosi in due: gli spalloni e gli evitaspalle.
Noi, spalla a spalla, li guardiamo.
E guardiamo il fiume oltre a loro, che continua ad osservare e sapere.

Lo skyline di questa città non è forse New York, ma è più caldo, è meno studiato, sono come tanti castelli di sabbia.
Qualche guglia, qua e là. E qualche gabbiano che ci riposa sopra. Invento storie per te:
“Vedi, su quella guglia ha scolpito un gabbiano appollaiato; è simbolico, perché può apparire goffo, eppure quell’essere può volare”. “Ma no, dai, è un gabbiano vero!”.
Ridi.

Respiriamo. Lenti.
Mi accorgo del tuo respiro, forse nello stesso momento in cui tu ti accorgi del mio: sono sincronizzati.

La gente comincia a diminuire. Le spalle sono più spensierate, ma stanche. Le lampadine si spengono.
Ci alziamo.
Andiamo verso la macchina. Prima di salire ti sfioro il braccio, e ti indico la guglia di prima: il gabbiano è ancora lì.
Ridi.

 

 

Sopra di noi due gabbiani volano vicini.