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ti farò innamorare

1 Set

Tutto ciò che guardi è importante per me.
La forma dei tuoi occhi accarezza la realtà in maniera consolante e saggia.
A quella forma vorrei mostrare le stelle più lontane.
Non è una sfida. E nemmeno un desiderio. È proprio una necessità.
Cosa c’è di più bello?
Ho bisogno di vedere il tuo viso sorprendersi e nutrirsi di cose belle.
Puoi arrivare ovunque, ma io posso portarti ancora oltre.
Ci sono posti segreti che solo io conosco, e cieli dove solo la mia fantasia può condurti.
Ti prenderò per mano e ti accompagnerò su un aereo che non ti aspettavi, ma che ci sta aspettando.
E durante il volo non dovrai nemmeno scegliere tra “dolce o salato”: potrai avere entrambi.
Ti stupirò ogni volta che tornerai a casa, con dei regali inventati per te.
Disegnerò acquerelli sul tuo corpo.
Inventerò ricette e giochi per te. E vivremo le ricette come giochi, e viceversa.
Tutto ciò che faremo insieme sarà seriamente un gioco.

Ci insegneremo a vicenda a modellare le nuvole.

Oh, che poi possiamo pure fare delle cose più semplici, come bere un bicchiere d’acqua insieme… Però sarebbe un’acqua buonissima.

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quella macchina lì…

1 Mar

Non ho mai guardato le macchine. Non mi sono mai interessate, nemmeno all’asilo, quando tutti giocavano con le macchinine.
Per me la macchina è solo un mezzo che mi aiuta ad andare più velocemente da qua a là.
E sulle macchinine lo trovavo difficile.
Ma ora la tua macchina la riconoscerei ovunque.
E infatti la trovo davvero ovunque! (ma quanti modelli hanno venduto?)
Ogni volta che la vedo mi avvicino e cerco di scorgere i tuoi capelli appoggiati al sedile… Ma alla fine trovo quasi sempre ragazzi impegnati a scaccolarsi, o a telefonare, o a scaccolarsi col telefono…
Ci sono sempre due fasi quando vedo quella macchina lì: entusiasmo per la speranza, in cui il cuore comincia a battere forte, e poi delusione per il dispiacere di non trovare te che mi sorridi, in cui pure la radio passa canzoni tristi.
Un po’ come col Kinder Sorpresa, quando non trovavo il pupazzetto da collezione…
Poi sai che bello sarebbe ora che è notte… Sono qui che giro in macchina, al calduccio, mentre fuori fa freddo; i lampioni e i fari delle auto decorano il blu e il grigio regalando degli interessanti videoclip.
Mi fermo al semaforo.
Poco dopo, accanto a me si ferma quell’ennesima macchina lì, come la tua. Il finestrino che dà sul mio lato è appannato. Eppure alla guida c’è una sagoma di capelli che potrebbe corrispondere… La musica è alta e passa attraverso i vetri chiusi… Anche quello potrebbe corrispondere.
Scatta il verde e la macchina svolta. Mi guardo attorno: non c’è nessuno… ok, la seguo!
Anche da dietro, i capelli appoggiati al sedile sembrano proprio i tuoi…
Altro semaforo rosso.
Cerco di guardare nello specchietto retrovisore… Quegli occhi! Sei davvero finalmente tu?! A un certo punto incrociano il mio sguardo!
Verde e parti.
Preso alla sprovvista metto la prima e parto anch’io.
Cosa dovrei fare? Faccio i fari? Suono il clacson? Escluderei il tamponarti per mandarti fuori strada…
Mentre ti seguo e penso a tutte queste possibilità, tu metti una freccia a destra. Non c’è nessuna strada: accosti. Non so che altro fare, così accosto dietro di te.
Siamo fermi accanto alla strada, uno dietro l’altra, chiusi in due macchine diverse.
Cosa devo fare?
Suono il clacson?
Mi faccio coraggio e scendo. Cammino fino al tuo finestrino. Sei proprio tu.
Mi sorridi.
Apri la portiera e scendi dalla macchina.
Sei di fronte a me.
Sbatti lentamente le palpebre.
Mi abbracci. Mi accarezzi la testa e mi sussurri all’orecchio: “ciao”.
Non so cosa fare.
Suono il clacson.
Perché ho suonato il clacson?
Ancora.
Ma come ho fatto?
L’ennesimo suono del clacson mi sveglia.
Sono ancora al semaforo. È scattato il verde e le macchine dietro di me vorrebbero partire.
Metto la prima e mi avvio lungo la strada che mi fa incontrare diverse macchine come quella macchina lì…
Prima o poi dentro ci sarai davvero tu.

su un prato…

21 Mar

…e ti svegli.
Ma non tipo che sei sveglia, tipo quel momento in cui smetti di sognare, torni alla realtà, ma non sei ancora del tutto qui, sei ancora dietro le tue palpebre.
E ti accorgi che la tua pelle è calda.
Schiudi le palpebre, e quella piccola fessura diventa un filo di luce. Un filo fortissimo, che però alla fine riesci a vincere ed eccoti illuminata: il sole è ancora forte in questo pomeriggio leggero.
L’erba solletica la tua pelle, e il suo profumo riempie le tue narici.
I tuoi capelli giocano con gli steli, mentre tu resti immobile; solo i tuoi occhi saltellano sui fiori mossi dal vento.
Ti immagini ape, e respiri la quiete. Le foglie ti salutano dai rami degli alberi, comprendendo il tuo sorriso.
Vuoi condividerlo; allunghi la mano, ma dove prima del tuo riposo c’ero io, ora c’è soltanto dell’erba piegata. Mi immagini: la tua testa rivolta a quella sagoma nell’erba, proprio dove, fino a poco fa, la mia testa era rivolta verso le tue guance addormentate. E, per un attimo, in qualche meandro temporale, i nostri occhi si incrociano su quel prato.
Le tue dita mi accarezzano in quel vuoto.
Mi cerchi nelle nuvole.
Mi trovi.
In quella nuvola trovi modellato proprio il mio viso. E si sta muovendo nel vento… Ma non si sta muovendo come le altre nuvole, si sta muovendo dall’alto al basso, dal cielo alla terra, quella nuvola sta scendendo verso questo prato, sta lasciando il cielo per venire da te.
…e ti svegli.
Ma non tipo che sei sveglia, tipo quel momento in cui smetti di sognare, torni alla realtà, ma non sei ancora del tutto qui, sei ancora dietro le tue palpebre.
E ti accorgi che la tua pelle è calda.
Schiudi le palpebre, e quella piccola fessura diventa un filo di luce. Un filo fortissimo, che però alla fine riesci a vincere ed eccoti illuminata: davanti a te ci sono io, e ti sto sorridendo nell’erba.