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parlami d’amore Mariù

4 Apr

Un tempo che non abbiamo mai vissuto. Se non nelle rovinate foto dei nostri nonni, in una semplice Italia.
Sembra incredibile, eppure i colori ci sono, non è tutto in bianco e nero.
La primavera germoglia sulle sponde del Tevere. Il baretto ha messo i tavoli fuori, sotto le piante.
Gli anziani si fanno un grappino e giocano a carte.
In famiglia siamo tanti, e i soldi non sono molti, ma voglio fare bella figura con te: ho messo la giacca elegante di papà; mi sta larga, e ha le spalle più grandi delle mie, che sono magrolino. Ho colto anche qualche fiorellino da un prato, perché mi hanno detto che quando ci si incontra con le ragazze si usa così.
Sono un po’ agitato, e giustifico a me stesso il sudore dando la colpa al sole che fa capolino tra le foglie.
Si alza un piccolo venticello, una carta da gioco cade dal tavolino, la seguo nel suo rotolare, fino a quando incontra delle scarpette azzurre. Il mio sguardo allora abbandona la carta in favore di caviglie sottili, un’ampia gonna a fiorellini, delle mani attente, un golfino leggero, delle spalle timide, un collo candido e un sorriso per me.
Il cuore fa un salto.
Per un attimo parlano solo le foglie e la luce.
Mi vedi che cerco di abbozzare un sorriso il più naturale possibile, poi metto insieme dei passi fino ad arrivare a te, e davanti al tuo viso spunta un mazzetto di fiori di campo. Sono colorati e profumano di sincerità. Li prendi e mi dai un bacio sulla guancia.
È il nostro primo appuntamento.
Ce ne saranno altri?
Chi se ne frega: oggi ti sono vicino, perché sospirar?
Ti prendo per mano e ti porto dentro al locale, dove è fresco e ancora più lento.
Faccio come se io sapessi quel che sto facendo e ordino due bicchieri per noi.
Intanto qualcuno accende la radio. La musica accarezza le orecchie di tutti noi al bar, colorandoci il pomeriggio, a ognuno con colori diversi. La voce che canta la riconosco: è quell’attore del cinematografo…
Senza rendermene conto ti sto stringendo la mano, e l’altra arriva alla tua schiena. Le nostre gambe si lasciano andare al ritmo del pianoforte.
Ora sorridiamo con naturalezza.
Mi faccio coraggio e incrocio il tuo sguardo, che è così vicino: gli occhi tuoi belli brillano.

 

Ora sono passati tanti anni.
Le mie spalle sono cresciute e riempiono le giacche.
Quei signori hanno smesso di giocare a carte.
Quel bar ha probabilmente chiuso.
Ma a me piace ancora mettere su quel disco, prendere la tua mano e ballare con te, sorridendoci: non era un’illusione, e sul tuo cuor mi hai permesso di non soffrire più.

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