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Prendiamoci una pizza

1 Apr

Prendiamoci una pizza.
Mangiamola sul divano.
Non importa se sbricioliamo o sporchiamo.
Take it easy.
Pizza.
Film.
Noi due.
E le nostre piante.
Con le foglie che seguono il sole.
Spuntano i primi fiori.
Ci vuole tanto per sbocciare.
Ci vuole tanta semplicità.
Ci vuole volontà.
Piccolo. Spunta. Si colora. Si apre. Sboccia. Profuma.
Poi cadono.
Poi rinascono.
In un cerchio continuo.
Il cerchio della vita.
(Lo si può dire senza prendere in braccio un leoncino?)
C’è la pizza.
Leggerezza.
Senza pensieri.
(Si può dire senza un facocero e un suricato?)
Questo è un piccolo fiore per te.
E una pizza.
Una pizza margherita.

(Senti, a ‘sto punto ci guardiamo “Il re leone”?)

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unalbero

1 Dic

Sai che gli alberi comunicano tra loro? Le radici si cercano sottoterra, si intrecciano, si scambiano informazioni e si aiutano.
Piantiamo un albero.
Scavare
la terra.
È farinosa e sa di vita. Pronta ad accogliere mentre prosegue il cammino.
Sollevare
un albero,
adagiarlo
nella
terra.
Comodo, dritto, per dargli una casa in cui passerà l’esistenza; si nutrirà e prenderà il sole, socializzerà e ti saluterà ogni volta che passerai, accarezzandoti con le sue fronde.
Terra,
acqua,
luce.
Fargli carezze sul tronco – un tronco che ora si riesce ad afferrare nella mano, ma che poi starà in un abbraccio – e parlargli.
Le foglie.
Silente e misterioso, e insieme raggiante e gioioso.
Quel piccolo tronco ragazzino sembra oggetto spento, ma è pulsante e in continuo sviluppo e lavoro: sta diventando una montagna e una nuvola, sta diventando un albero.

L’abbiamo aiutato. Siamo amici.
Lui potrà restare, e parlare un po’ anche di noi.

P.S. E può anche trasformarsi in albero di Natale!

Voglie di foglie

1 Nov

I pomeriggi si bagnano di musica classica che pigra rotola per le stanze. Le attese sono arancioni e si spalmano su ogni superficie.
Parole. Tegole. Lancette.
Prendere un pennino per una fantasia graffiante.
Notti future, mattine presenti.
Paziente pazientare di pazienti.
Paz.
Par.
Bar. Vuoti, pochi tavoli che si lamentano dei problemi delle vite tranquille.
Corse a casa, cose in casa, cose per caso.
A, in, per.
In per a, uguale perina. Una perina al giorno toglie comunque il medico di torno?
Danziamo e coloriamo come foglie.
Voglie di foglie. E di m’ami fra i rami.
Facciamo una festa? Ah no, non si può essere in troppi dentro casa.
Ma non siamo troppi, siamo tutti quelli che servono: tu e io.

una capanna di coperte

1 Nov

Arancione.
Di foglie, di zucche, di cappottini autunnali.
Anche il tramonto.
Ragazzini si ritrovano per fare i grandi.
Ragazzi si ritrovano per fare i ragazzini.
C’è da inventarsi qualcosa per la serata. Una festa, un costume, una cena, un cinema, un uscire.
Prendi quella coperta lì, quella che fa lo strano effetto sulle dita, io intanto scelgo un profumo e una musica; mettiamoci sul divano.
Il vapore di una cosa calda.
Raccontami del volo degli uccelli.
Raccontiamoci di quando stanno nel nido.
Dei pullman di scuola tra le foglie cadute.
Lasciamo gli altri correre tra le luci al neon.
Noi spegniamo.
Facciamoci una capanna di coperte e raccontiamoci storie.

ci si insegue continuamente

1 Apr

Ci si insegue. Ci si insegue continuamente.
Non ne capisco bene il senso, perché basterebbe dirsi “sono qui”.
Si perdono tante energie. E tempo.
Perché avere così tanta paura della persona a cui decidiamo di abbandonarci totalmente?
Perché non mi scrivi tu?
Perché devi ingannarti e restare ancorata a una visione così piccola?
Come fanno i tuoi occhi senza i miei? Non ti accorgi che mi cercano?
E i tuoi capelli come fanno senza che io ci nuoti dentro?
I giorni passano, le nuvole cambiano, gli alberi si stancano.
Porta pazienza.
Non disegneremo più insieme.
Non gioco più.

È un pesce d’aprile: sono qui.

le cuffie nelle orecchie e quel certo sguardo

1 Feb

In questo periodo ci sono quelle giornate in cui il sole, nel suo pallore, sembra comunque accarezzare più allegramente le cose.
Ti dà una spinta per uscire a cercare te stesso. In una corsa, in un libro, in una pagina da scrivere.
A volte la musica è sconsigliata, ma metti lo stesso le cuffie e ti immergi in un mondo che si muove al rallentatore. Le chitarre nelle orecchie ti trascinano giù, così ti concentri sul tuo respiro, provi a calmarlo.
Le foglie cercano di danzare per te. Vuoi restare aggrappato alla tua malinconia, ma poi ti concedi di danzare con loro.
Molte cose non sono semplici, ma non sono nemmeno difficili.
Ti concedi di respirare, e osservare ciò che ti circonda, valorizzandolo ai tuoi occhi.
E così il tuo sguardo incrocia quello di un’altra persona; anche lei con le cuffie nelle orecchie e quel certo sguardo.
Non sei più solo.

quando la penna tocca il foglio

1 Nov

Quando la penna sta per toccare il foglio… è già per te.

Potrei scriverti delle foglie che cambiano colore agli alberi,
dei profumi dell’autunno…
Potrei inventare una storia in cui ci conosciamo travestiti per Halloween, perdo la testa per te, ma non so come ritrovarti, perché non ti sei mai tolta la maschera… E un giorno, nel futuro, dopo che siamo sposati da anni, mi sveli che sotto quella maschera c’eri tu.

Potrei.
Ma ora che impugno la penna e l’avvicino al foglio, in quello spazio c’è già tutto l’universo che posso inventare per te.
Quindi non voglio rimpicciolirlo cominciando a scrivere.
Te lo lascio respirare.

biciclette

2 Mag

È bello andare in bicicletta. La città è rallentata. I tempi li decidi tu. La tua forza decide il vento sul tuo viso. Viso ora rinfrescato dall’aria, ora scaldato dal sole. Le foglie delle betulle disegnano greche sfuggevoli sulla tua faccia che gode di questa giornata.
Nei tuoi occhi chiusi il sole illumina e si nasconde veloce.
Apri gli occhi, ti volti: ti sto seguendo con la mia bici, pronto a cogliere il tuo sguardo, ti sorrido.
Sei felice. Hai tutto ciò che potresti desiderare dalla vita: noi due. Una mattina di sole. Le biciclette. La nostra casa. Le foglie. Il cinema. Le storie. Un ritmo andante. Una malinconia e la possibilità di condividerla con la persona giusta. La vita dolce e semplice.
La felicità ti rende lucidi gli occhi; sorridi; le lacrime volano verso di me, rispondendo qua e là alla luce del sole.
Senza dirci niente c’è tra noi una bella gara: a chi è più felice.

Ci siamo svegliati presto questa mattina, o meglio, mi hai svegliato presto, perché sai che avrei dormito fino a tardi, per poi pentirmi di aver perso l’ennesima giornata. Così mi hai tirato giù dal letto e infilato su una bicicletta; e ora eccomi qui a respirare tra i boschi, sorprendendomi per la complessità di ogni foglia e per i disegni che sanno fare sotto al cielo.
Esco dai miei pensieri appena in tempo per frenare: ti è caduta la catena.
Ci penso io: “bisturi”, chiedo porgendoti la mano.
Stranamente la mia laurea in ciclochirurgia serve solo a sporcarmi di olio… Ma il mio essere ridicolo serve a far fermare un signore gentile che ti rimette in sesto la bici.
“Ah, se non ci fossi io…!”, commento mentre riprendiamo a pedalare.
E ridiamo.
Gli uccellini suonano trombe lucenti per accompagnarci.
Mi piace immaginare la sinfonia che stanno seguendo e quale ruolo possiamo avere noi nella loro orchestra.
Esco dai miei pensieri appena in tempo per franare a terra: mi è caduta la catena.
Mi rialzo e, con la mia laurea, ci penso io, urlando: “Signore gentile, è caduta anche a me la catena!”.