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Le luci che restano accese di notte

1 Set

Le notti ormai arrivano prima, ma tu non sei pronta e rimani sveglia, respirando calma; mentre tutto torna a farsi prendere dall’ansia, tu cerchi di ricordare i tempi lenti e densi.
Ti siedi sul terrazzo, guardi le stelle che si accendono poche alla volta. Da lì vedi anche la mia finestra, è illuminata, io che scrivo.
Per un lungo tempo eccoci così: tu guardi me che guardo il foglio.
Poi vado a letto.
Resta accesa una luce fuori dalla mia finestra, una di quelle luci che tutta notte vigilano sulla casa. Guardano l’immobilità. Vegliano sull’immobilità.
Si accertano che tutto scorra, che il cielo notturno ruoti.
Fotografie.
Luci che guardano luci del passato – la luce è una fotografia dal passato. Il ricordo è una luce.
E questo era ciò che stavo scrivendo: ho scritto una piccola luce che possa rimanere sempre accesa per te.

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fuori dalla tua finestra

1 Apr

All’inizio era anche una situazione curiosa: vivere di più la tua casa, i tuoi tempi, lavoravi anche meglio, gli aperitivi in videochiamata, le serie tv con del buon vino, mangiare come si deve, hai telefonato anche a degli amici lontani che l’ultima volta era anni fa:
“Per fortuna noi tutto bene”.
Ora senti le spalle appesantite dalla polvere.
Ti svegli, apri le finestre e non c’è più sorriso: un caffè e un altro caffè.
E speriamo.
E gli stimoli?
La lentezza…
Ti ho preparato una sorpresa: sto proiettando un film per te. Lo sto proiettando proprio davanti alla tua finestra:
c’è una coreografia di persiane nel palazzo di fronte, un gatto muove la coda a tempo su un davanzale, ora c’è un signore che va a fare la spesa sperando di non impiegarci tutto il giorno, un bambino fa le bolle di sapone sul balcone, ecco uno stormo di piccioni che si è messo a fare disegni nel cielo, adesso una signora stende il bucato soddisfatta del profumo, un’altra annaffia dei fiori che hanno timidamente desiderato sbocciare, è il momento di due tortore su una vecchia antenna, eletta luogo ideale per tubare insieme, innamorate…
Osservalo, gustalo, non è mai fermo, è un film profondo, commovente nella sua leggerezza e pieno di cambiamenti. Lasciati ispirare.
Spero ti piaccia il film.

la lista del buongiorno

1 Ott

Apri gli occhi e sorprenditi coi giochi di luce sul soffitto.

Alzati e incontrati con un buongiorno sorridente allo specchio.

Metti della musica. La riproduzione casuale saprà darti esattamente ciò di cui hai bisogno.

Lascia che la finestra ti riempia il petto.

Gusta il profumo del caffè.

Leggi qualcosa e fai un piccolo disegno.

Sii carta bianca quando inizi la giornata.

Non scappare dalla malinconia, perché è preziosa e bellissima.

Lo so, sarebbe tutto più bello se lo facessimo insieme.

E infatti sono qui con te.

 

ottone

1 Apr

Una tromba suona nella notte.
Tu fumi sul balcone. Non ho mai gradito molto il fumo, ma tra le tue labbra assume un fascino orientale.
Fuori la notte si trascina. La luce della finestra sembra la porta di un altro mondo su questo nero; il nostro mondo.
Un quadrato giallo nel nero.
Dall’altra parte del cortile altri quadrati nel buio.
Altre storie.
Un bambino piange da qualche parte.
La tromba suona.
Socchiudi gli occhi, e inizi a cantare.
Voce, tromba, bambino, notte, città.
Un concerto per questo cortile. Un concerto diverso per ogni ascoltatore. Nessun ascoltatore fortunato come me però: ho il posto migliore.
La tua bocca canta con la disperazione di mille storie che necessitano di essere ascoltate. Storie di altre epoche, storie di altri spazi.

Poi i tuoi occhi decidono che è il momento di prendermi per mano e condurmi in cucina. Seguo i tuoi drappi che nuotano sulle note di ottone.
Mi mostri una piccola scatolina, piena di bottoni. Sono bottoni tutti diversi, alcuni più nuovi, alcuni più usurati. Ne prendi uno alla volta e, per ognuno, mi racconti una favola.

Mentre mi conduci per questi viaggi, il nero fuori dal nostro quadrato comincia a farsi più chiaro. La tromba smette di suonare, le danno il cambio gli uccellini.
Questi suoni saranno per altri quadrati, che racconteranno altre storie con altre note: noi ci addormentiamo abbracciati.

i will be there at your side to remind you

1 Dic

La gente passa, su qualunque mezzo, e prosegue dritta nella direzione della sua giornata. È un giorno qualsiasi. La nostra finestra dà su questa strada. Per chiunque una strada qualsiasi, per noi è diventato il mondo.
Sono anni che viviamo qui, e abbiamo visto accadere tutto tramite questa finestra.
Certo, prima uscivamo anche di casa e potevamo a volte stare pure dall’altro lato del vetro, o addirittura andarcene in altri scenari… Ma ora, a causa della nostra età, non riusciamo nemmeno ad andare in giardino. E la finestra è tutto ciò che ci rimane del mondo.
Passiamo le giornate regolati dal vecchio orologio… Tra i ricordi e le storie che ci inventiamo per veder viaggiare gli occhi dell’altro.
La giornata non è delle migliori: il cielo è praticamente bianco, e la luce è piatta sulle comparse del nostro teatro.
Ci preparo un tè.
La casa è silenziosa, si sente l’incedere dei secondi nel pendolo. La televisione non ci interessa.
Torno da te con un vassoietto ben composto: tazze fumanti, biscotti, miele e anche un fiore (ok, è di plastica, l’ho preso dal vaso di là in salotto… poi lo rimetto a posto…). Sorseggiamo tenendoci la mano mentre scende la sera.
Il cielo si spegne, le luci qua sotto si accendono. Noi aspettiamo ancora un po’ prima di premere l’interruttore: ci godiamo le ombre proiettate dal nostro spicchio di cielo.
Sorridiamo spesso, ma al tramonto ci prende un po’ di malinconia (anche se non ce lo ammettiamo troppo); saranno i ricordi di una lunga vita…
Un’altra giornata qualsiasi è giunta al termine sul nostro viale del tramonto.
Lo so, non è successo nulla di strabiliante, in apparenza, ma per me ciò che conta è poter essere ancora al tuo fianco, dopo tutto questo tempo, a dirti che anche queste mie parole sono cose per te.

balcone

1 Ott

Chissà com’è che a qualcuno è venuto in mente di costruire un balcone.
C’è la finestra, la si fa per far entrare la luce, cambiare l’aria… poi c’hanno messo anche un pezzo di pavimento pure al di fuori della finestra, sospeso lì.
Ci puoi guardare il mondo.
Le nonne lo fanno spesso.
Stanno lì, a fissare la strada, loro che l’hanno vista costruire e popolarsi, piano piano… Il cielo lo guardano meno, le nonne fissano la strada.
Io sul balcone invece guardo il cielo; della strada non me ne frega niente. Eppure se son su dovrei guardare giù… Così, un po’ pensando a questo, un po’ pensando alle nonne, provo a lasciare l’azzurro e le tegole in favore di un po’ di asfalto.
Gente che cammina.
Ricostruisco la vita di ognuno di loro.
Per fortuna c’è qualche bambino: loro sorprendono; hanno molte più azioni degli adulti: camminare, correre, saltare, fissare, piangere, urlare, volare… Insomma, tutte cose che potrebbe fare chiunque, solo che loro le fanno.
Mentre riscrivo i loro giochi, mi accorgo di non essere l’unico che li sta guardando: tra le prime foglie cadute, un paio di stivali. Non camminano. E non riesco a ricostruire la storia dei piedi che li calzano. Sembrano essere semplicemente apparsi lì all’improvviso, tra il giallo.
Faccio dialogare il colore delle foglie con quello degli abiti che ti sei messa sopra a quegli stivali.
Non ti conosco ancora, eppure hai la stessa musica dei bambini. Solo che tu sai anche suonarla.
E come un bambino sai anche volare, e voli al mio fianco, sul balcone, a fissare la strada unendola al cielo.