I pomeriggi si bagnano di musica classica che pigra rotola per le stanze. Le attese sono arancioni e si spalmano su ogni superficie.
Parole. Tegole. Lancette.
Prendere un pennino per una fantasia graffiante.
Notti future, mattine presenti.
Paziente pazientare di pazienti.
Paz.
Par.
Bar. Vuoti, pochi tavoli che si lamentano dei problemi delle vite tranquille.
Corse a casa, cose in casa, cose per caso.
A, in, per.
In per a, uguale perina. Una perina al giorno toglie comunque il medico di torno?
Danziamo e coloriamo come foglie.
Voglie di foglie. E di m’ami fra i rami.
Facciamo una festa? Ah no, non si può essere in troppi dentro casa.
Ma non siamo troppi, siamo tutti quelli che servono: tu e io.
il momento del risveglio
1 GenOggi vorrei parlarti di quella parte del Capodanno non festaiola, coi botti e i balli, ma quella successiva, del risveglio il mattino dopo. Quel momento in cui la mente ancora lotta tra i sogni e il momento di tornare in questa realtà.
È un attimo in cui il tempo si dilata e si restringe senza controllo.
Rivivi ancora le emozioni dell’ultima sera dell’anno, mescolate col silenzio del nuovo giorno, il tutto impastato dalle fantasie che sintetizza il cervello.
Un vortice di vecchio e nuovo, di vissuto e da scoprire.
Una macchina passa pigra giù in strada, luci e ombre filtrano scorrendo sul soffitto.
Colori – Bianco e nero.
Cerchi di scacciare i pensieri brutti, ti sforzi di danzare sul lento ritmo del tuo respiro.
Ti allunghi nel letto e incontri un altro respiro. È quello della persona che ti protegge e ti solleva, la persona che hai scelto di avere al tuo fianco (poi dipende pure da quanto hai bevuto la sera prima…).
Le mani si incontrano, le gambe si intrecciano.
La danza dei respiri si fa più sorridente.
Ora puoi e vuoi aprire gli occhi, e guardi quel viso morbido. Occhi che sognano la tua serenità.
Le emozioni sono ancora decise altrove.
Però sai che sarà un buon anno.
una capanna di coperte
1 NovArancione.
Di foglie, di zucche, di cappottini autunnali.
Anche il tramonto.
Ragazzini si ritrovano per fare i grandi.
Ragazzi si ritrovano per fare i ragazzini.
C’è da inventarsi qualcosa per la serata. Una festa, un costume, una cena, un cinema, un uscire.
Prendi quella coperta lì, quella che fa lo strano effetto sulle dita, io intanto scelgo un profumo e una musica; mettiamoci sul divano.
Il vapore di una cosa calda.
Raccontami del volo degli uccelli.
Raccontiamoci di quando stanno nel nido.
Dei pullman di scuola tra le foglie cadute.
Lasciamo gli altri correre tra le luci al neon.
Noi spegniamo.
Facciamoci una capanna di coperte e raccontiamoci storie.
l’ultimo
1 GenA quanto pare in questa giornata bisogna assolutamente fare qualcosa. Di speciale, di non ordinario… Tutti corrono, si sforzano di avere idee, riunire gente, non farla annoiare… e lenticchie. Molte lenticchie.
Gli esseri umani non aspettano altro che avere una scusa per fare festa tutti insieme. Ma quando devono fare festa si complicano tantissimo le cose, e sono molto più irritabili, e si odiano di più. Dunque gli esseri umani non aspettano altro che avere problemi.
Uno dei momenti in cui tutto questo raggiunge l’apice è quello che loro chiamano 31 dicembre. Per loro è come se finisse una loro vita e ne iniziasse un’altra.
Di fatto il sole tramonta e poi il sole sorge.
Eppure il 31 dicembre sono tutti indaffarati a correre, urlare, saltare, filosofeggiare, bere e provocare rumori forti.
Io vengo a prenderti come ogni sera. Mi piace quando il cielo comincia a spegnersi e si accendono le lucine qua attorno. Passo attraverso una rete, salgo su un muricciolo, ci cammino elegantemente in equilibrio, corro davanti a un cane che mi abbaia contro, attraverso velocissimo una strada, ed eccoti, seduta nel buio: solo due occhi che mi aspettano luccicanti.
Il paese sembra fermarsi, è tutto per noi.
Ci inseguiamo, ci annusiamo, ci nascondiamo per poi mostrare all’altro i tesori che abbiamo scoperto.
Vaghiamo per le strade come fossimo re. Ti dono il mondo.
Se per gli esseri umani questa è una notte tanto speciale, per quale motivo non dovrebbe esserlo per noi?
Ti faccio strada fino a un tetto che dà su tutti gli altri tetti. Il rosso contro il blu.
Ci sediamo accanto a un comignolo fumante.
Respiriamo un po’ di silenzio. I tetti e i tuoi occhi. Respiriamo un po’ di noi – e di quelli che potremmo essere.
Poi arriva il momento: il mondo sotto di noi esplode; le strade si riempiono di persone urlanti che si abbracciano, il silenzio si trasforma in colore e anche nel cielo si inseguono puntini di colore.
Hanno corso tutto il giorno per questo.
Poi si spegne.
I nostri musi si sfiorano.
Le nostre code si accarezzano.
Ci aspetta una grande giornata, in cui saziarci dei loro scarti.
Noi gatti ci accontentiamo di poco.