Dimenticare tutto. Reinventare tutto.
Oggi non abbiamo nessun dovere. Non abbiamo scadenze, non abbiamo smartphone, non abbiamo social. Abbiamo soltanto alberi, muschio, foglie, erba. Una vita nei boschi.
Ritiriamoci lì, prendiamo un pezzo di legno e scolpiamo un animale.
Ecco, così.
Certo, è venuto un po’ strano… Non è proprio uno scoiattolo: sembra avere le corna… eppure non sembra nemmeno un cervo… Dai, non ti abbattere, non è vero che non lo sai fare: hai chiaramente creato un cerviattolo!
Come, non lo conosci?
Il cerviattolo è un piccolo mammifero del Nord Europa, molto difficile da avvistare. Non tanto per la sua velocità, quanto perché, quando capita di incontrarlo, lui indica un punto lontano facendo il suo tipico verso: “Ehi, guarda là!”, e poi scappa via inosservato.
Il suo manto è solitamente marrone, perché gli si intona ai calzini blu.
È dotato di una grande coda, che gli torna utile per equilibrarsi nei salti tra un ramo e l’altro, ma scomoda quando vuole provare un perizoma; si presenta folta e piena di pelo morbido, tranne quando riesce a fissare un appuntamento dall’estetista.
È dotato di piccole corna, che diventano sempre più grandi e ramificate con il passare dell’età, per distogliere l’attenzione dagli addominali che non sono più quelli di un tempo…
Si nutre principalmente di bacche, ghiande e mezze maniche all’amatriciana.
La sua tana è scavata alla base degli alberi, ma al momento sta da un amico.
Sa suonare benissimo il sitar, però nei boschi del Nord Europa non se ne trovano molti, quindi non lo ha mai dimostrato. E poi il suo amico non vuole troppo rumore in casa.
La stagione degli amori è vissuta con sofferenza dal maschio di cerviattolo, che corteggia la femmina per settimane, con danze, serenate, sonetti e portandola a cena in centro – che in piazza c’è un ristorantino aperto da poco dove suo cugino ha detto di essersi trovato bene; ma a fine serata, quando la riaccompagna sotto casa, la femmina lo guarda negli occhi ed esclama: “Ehi, guarda là!”. E così, pure per questa stagione, il maschio di cerviattolo dovrà dimenticare tutto e reinventare tutto.
È un’occasione: daje, cerviattolo!
Dimenticare tutto, reinventare tutto
1 Giusu un prato…
21 Mar…e ti svegli.
Ma non tipo che sei sveglia, tipo quel momento in cui smetti di sognare, torni alla realtà, ma non sei ancora del tutto qui, sei ancora dietro le tue palpebre.
E ti accorgi che la tua pelle è calda.
Schiudi le palpebre, e quella piccola fessura diventa un filo di luce. Un filo fortissimo, che però alla fine riesci a vincere ed eccoti illuminata: il sole è ancora forte in questo pomeriggio leggero.
L’erba solletica la tua pelle, e il suo profumo riempie le tue narici.
I tuoi capelli giocano con gli steli, mentre tu resti immobile; solo i tuoi occhi saltellano sui fiori mossi dal vento.
Ti immagini ape, e respiri la quiete. Le foglie ti salutano dai rami degli alberi, comprendendo il tuo sorriso.
Vuoi condividerlo; allunghi la mano, ma dove prima del tuo riposo c’ero io, ora c’è soltanto dell’erba piegata. Mi immagini: la tua testa rivolta a quella sagoma nell’erba, proprio dove, fino a poco fa, la mia testa era rivolta verso le tue guance addormentate. E, per un attimo, in qualche meandro temporale, i nostri occhi si incrociano su quel prato.
Le tue dita mi accarezzano in quel vuoto.
Mi cerchi nelle nuvole.
Mi trovi.
In quella nuvola trovi modellato proprio il mio viso. E si sta muovendo nel vento… Ma non si sta muovendo come le altre nuvole, si sta muovendo dall’alto al basso, dal cielo alla terra, quella nuvola sta scendendo verso questo prato, sta lasciando il cielo per venire da te.
…e ti svegli.
Ma non tipo che sei sveglia, tipo quel momento in cui smetti di sognare, torni alla realtà, ma non sei ancora del tutto qui, sei ancora dietro le tue palpebre.
E ti accorgi che la tua pelle è calda.
Schiudi le palpebre, e quella piccola fessura diventa un filo di luce. Un filo fortissimo, che però alla fine riesci a vincere ed eccoti illuminata: davanti a te ci sono io, e ti sto sorridendo nell’erba.