La notte mette sempre alla prova.
Ne abbiamo già parlato, sai quanto la malinconia mi schiacci una volta sceso il buio.
E hai detto di capirmi, che anche per te è lo stesso.
Per questo, oggi che hai finito tardi di lavorare, quando finalmente esci, mi trovi lì ad aspettarti.
Sei felice, mi abbracci e mi sorridi, ma è un sorriso stanco: è stata una giornata lunga e pesante.
Ti scusi, ma non ce n’è bisogno: non mi aspettavo certo dei salti di gioia, capisco la stanchezza. Volevo solo portarti questo cestino. E te lo consegno: un piccolo cestino da pic-nic.
Siamo in due macchine separate, ma almeno non fai la strada del ritorno totalmente sola.
Mi guardi nello specchietto e sorridi: ho sempre attenzioni per te… Ti domandi se tu riesca a farmi sentire altrettanto importante. Ogni volta invento qualcosa di nuovo… anche oggi, questo cestino… Ah già, per la stanchezza non lo hai nemmeno aperto: ci sono piccole cosucce da mangiare, e un cd.
Lo metti nella radio.
Inizia l’intro di una delle tue canzoni preferite. Arriva la parte cantata, ma è un po’ diversa… oltre alla voce del cantante ce n’è un’altra: la mia.
(Canto come mio solito: male.)
Ti metti a cantare anche tu.
Ed eccoci a rientrare a casa, nella notte, come se fossimo nella stessa macchina: cantando insieme.
Metti le quattro frecce, e accosti.
Preoccupato mi fermo dietro di te. Scendo e vengo al tuo finestrino. Lo abbassi e mi permetti di sentirci cantare.
Il tuo sorriso non è più stanco.
“Grazie”.