…e ti svegli.
Ma non tipo che sei sveglia, tipo quel momento in cui smetti di sognare, torni alla realtà, ma non sei ancora del tutto qui, sei ancora dietro le tue palpebre.
E ti accorgi che la tua pelle è calda.
Schiudi le palpebre, e quella piccola fessura diventa un filo di luce. Un filo fortissimo, che però alla fine riesci a vincere ed eccoti illuminata: il sole è ancora forte in questo pomeriggio leggero.
L’erba solletica la tua pelle, e il suo profumo riempie le tue narici.
I tuoi capelli giocano con gli steli, mentre tu resti immobile; solo i tuoi occhi saltellano sui fiori mossi dal vento.
Ti immagini ape, e respiri la quiete. Le foglie ti salutano dai rami degli alberi, comprendendo il tuo sorriso.
Vuoi condividerlo; allunghi la mano, ma dove prima del tuo riposo c’ero io, ora c’è soltanto dell’erba piegata. Mi immagini: la tua testa rivolta a quella sagoma nell’erba, proprio dove, fino a poco fa, la mia testa era rivolta verso le tue guance addormentate. E, per un attimo, in qualche meandro temporale, i nostri occhi si incrociano su quel prato.
Le tue dita mi accarezzano in quel vuoto.
Mi cerchi nelle nuvole.
Mi trovi.
In quella nuvola trovi modellato proprio il mio viso. E si sta muovendo nel vento… Ma non si sta muovendo come le altre nuvole, si sta muovendo dall’alto al basso, dal cielo alla terra, quella nuvola sta scendendo verso questo prato, sta lasciando il cielo per venire da te.
…e ti svegli.
Ma non tipo che sei sveglia, tipo quel momento in cui smetti di sognare, torni alla realtà, ma non sei ancora del tutto qui, sei ancora dietro le tue palpebre.
E ti accorgi che la tua pelle è calda.
Schiudi le palpebre, e quella piccola fessura diventa un filo di luce. Un filo fortissimo, che però alla fine riesci a vincere ed eccoti illuminata: davanti a te ci sono io, e ti sto sorridendo nell’erba.
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