Cinguettii.
Apri gli occhi. Piano. Con diffidenza permetti alla luce di varcare le tue palpebre. Ruoti gli occhi, non riconoscendo la stanza in cui ti sei svegliata. “Ah già, sono qui”, ricordi. Resti ferma ancora un poco, mettendoti alla prova: no, non ti addormenti più; bene, è ora di alzarsi.
Allunghi la mano, verso quel cuscino che dovrebbe ospitare la mia testa… E invece incontri della carta. Le tue sopracciglia sono sorprese. Afferri il foglietto, c’è scritto qualcosa: “Buongiorno! Segui la freccia!”.
Il tuo naso sorride.
Ti metti a sedere fra le lenzuola, e trovi un altro biglietto sul letto, una freccia; indica la porta chiusa. Fissando la freccia ti alzi, ipnotizzata dalla curiosità, vai verso la porta. Sulla maniglia c’è un altro foglietto: “Dai, apri la porta!”.
Afferri la maniglia, apri.
A terra c’è un’altra freccia, indica il corridoio. Lo percorri, e a terra ci sono altre frecce, che ti portano al bagno. Sul lavandino un’altra scritta: “Chennedici di lavarti i denti?”. “…e certo…”, pensi tu, e vai ad afferrare il tuo spazzolino, ma al suo posto biglietto: “Torno subito”.
Alzi lo sguardo disarmata verso lo specchio, e anche lì: “Ehi, ma che bella ragazza che c’è qui riflessa!”.
Esci dal bagno, alla ricerca del tuo spazzolino, e in corridoio le frecce hanno cambiato direzione. Accanto alla prima: “Non vorrai smettere di seguirci?!”.
Segui la nuova rotta. Ti avvicini al salotto, la luce si promette più forte attraverso le grandi finestre; ti fai coraggio, svolti l’angolo e affronti la luminosità. Ti abitui al sole, ed eccomi lì, seduto sul divano, occhi chiusi.
Qualcosa dentro di te senti che mi saluta.
Ti avvicini.
Ho qualcosa sulla bocca, ennesimo post-it: “Sì, lo voglio”.
Lo scosti per trovare le mie labbra; altro post-it: “Non vorrai mica baciarmi senza esserti lavata i denti?!”.
Lo togli; un altro: “Vabbè, dai, ma solo perché sei tu, eh!”.
Togli anche quest’ultimo.